giovedì 16 ottobre 2014

Un infinito lento morire


Antonio Contiero ha scritto una bellissima recensione del mio libro di poesie intitolato Elogio del suicidio:
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=9129
"(...) ci troviamo di fronte ad uno scrittore dal notevole acume, dotato d'una sensibilità superiore alla media, egli si muove con grande abilità stilistica offrendo ai lettori spunti di riflessione non banale, dipingendo e disegnando immagini che non scadono mai nel ritratto di genere. Un lavoro originale che si legge con grande facilità, rilascia profumi fermentati, alcools e visioni sdoppiate, filigrana del sogno che questa parvenza di vita finisce per indurire"

In questo sito si possono leggere le prime otto pagine del libro.

Trascrivo tutta la recensione:
"Ho cercato me stesso" una delle tre frasi lasciate da Pavese accanto al suo letto di morte, parafrasandone il contenuto, potremmo dire "ho cercato la morte" per recensire quest'opera pregevole, che affronta con pacata profondità il delicato tema del suicidio, tessendone l'Elogio. "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" opera postuma sempre di Pavese, tratta del legame profondo che unisce indissolubilmente amore e morte, il sentimento che nella sua esaltazione genera vita è spessissimo messaggero di una tragica fine. Così in questo elogio al suicidio, l'autore dipana quadretti via via sempre più complessi, conducendo garbatamente, con linguaggio raffinato, il lettore in un amplesso ideale con i demoni che tormentano i suoi giorni e le sue notti. Tendendo una mano fredda e impersonale, non ha alcuna intenzione consolatoria, nessuna necessità di accompagnare il lettore nel gelido e sognante giro di danza che mette in scena al termine della raccolta "... Mi accompagni volteggiando tingendo di ritmo nero ogni istante ogni passo Mi ami e ti ricambio ...". A mio avviso l'operazione è interessante al di là del soggetto, perchè qui ci troviamo di fronte ad uno scrittore dal notevole acume, dotato d'una sensibilità superiore alla media, egli si muove con grande abilità stilistica offrendo ai lettori spunti di riflessione non banale, dipingendo e disegnando immagini che non scadono mai nel ritratto di genere. Un lavoro originale che si legge con grande facilità, rilascia profumi fermentati, alcools e visioni sdoppiate, filigrana del sogno che questa parvenza di vita finisce per indurire, sino a voler rendere, nel mondo d'accezione comune, putrida materia l'esangue meraviglia contenuta nell'unica cosa che persiste: il Pensiero. "Sipario che si chiude separando il palco dalla platea il pubblico dagli attori. Non siamo il pubblico..............................................Senza applausi, senza il bis con una tenda davanti a noi senza nessuno di là a cui importi."

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